Facebook, il supremo giudice della circolazione delle notizie

Di fatto Facebook sta diventando per molti (giovani e non) la più utilizzata piattaforma da cui ricevere notizie, creando non pochi grattacapi a giornalisti e media companies, costretti ad abitare e rendere disponibili i propri contenuti attraverso una piattaforma mediale terza, che assume un vero e proprio ruolo di giudice supremo attraverso i propri algoritmi. “La scelta dell’utente è reale, ma il codice è il destino” dice Jay Rosen sul suo blog. L’intero post potrebbe sintetizzarsi in questa manciata di parole. La problematica principale che è intrinseca alla questione è certamente quella che riguarda la libera circolazione delle notizie e alla “net neutrality” in quanto Facebook sta assumendo un ruolo sempre più centrale nel flusso dell circolazione delle notizie. “Filter bubble” e dunque il rischio omofilia sono altri fattori rilevanti da prendere in considerazione in questo complesso dibattito.

-“Su Facebook non abbiamo il controllo sul Newsfeed, lo avete voi e noi vi ascoltiamo”.

-“Facebook dovrebbe essere complementare alle altre fonti, e non sostituirle”.

-“Facebook è responsabile verso i propri utenti perchè deve fornirgli un’esperienza grandiosa e questo basta per descriverne il livello di responsabilità”.

Sono le tre risposte che dà Andy Mitchell, direttore “news and media partnership” del social network fondato da Zuckerberg, in occasione del festival internazionale del giornalismo di Perugia, riferendosi principalmente al ruolo che il colosso di Palo Alto ha assunto all’interno dell’ecosistema mediale.


Secondo Jay Rosen le risposte sono tutt’altro che soddisfacenti; l’algoritmo ha evidentemente il ruolo di nuovo Gatekeeper, non sostituibile concettualmente con la figura dell’editore in quanto esso funziona in base ad una serie di segnali captati dagli utenti, dove in realtà il controllo è pur sempre in mano ai progettisti.

Il ruolo primario assunto dal social network (soprattutto nel mobile), è un fatto concreto. “Un po’ offensivo nei nostri confronti”dice Rosen, dirci di non voler assumere questa posizione determinante quando in realtà sta spingendo l’acceleratore verso quella direzione.

L’ultima invece “Non è una vera risposta. Dicendo infatti precedentemente che il potere lo hanno gli utenti, il vero significato della risposta di Mitchell è: Noi? Il potere? Di cosa state parlando”.


L’aspetto inquietante, colto da giornalisti e accademici presenti a Perugia, è proprio la superficialità con cui sono state affrontati degli interrogativi così vitali per la nostra esistenza online e offline. “Ci ha trattato come dei bambini” è quello che viene ripetuto un paio di volte nel post.


Quello che possiamo fare, da cittadini digitali, è prendere coscienza della rilevante responsabilità che abbiamo nella nostra rete, selezionando e filtrando i contenuti, oltre che vigilare e creare entropia, grazie al quale ciò che il fato-algoritmico ha in serbo per il nostro futuro potrebbe essere meno scontato.

Pubblicato da

Alessio De Colle

Student in Informazione, Media e Pubblicità @uniurbit. I write for local Newspapers. In my blog i talk about #journalism #media #marketing http://lecodelselasio.blogspot.it/

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